Ti piaceva truccarti e metterti gli orecchini a clip abbinati alla collana, ti piaceva mettere lo smalto, rosso o fucsia, senza non uscivi mai.
Ti piaceva fumare la sigaretta quella lunga e stretta, ma senza tirare, solo come sfizio dopo il caffè.
Ti piaceva fare le pulizie, era proprio una passione anzi, quando si dormiva da te alle 8:30 del mattino tutti in piedi perché tu dovevi scoperchiare i letti e far prendere aria ai cuscini.
Ti piacevano le gonne lunghe in estate. Adoravo guardarle svolazzare mentre ballavi il liscio, la tua passione più grande, e infatti mi hai portato a mille sagre di paese solo per guardarti ballare, e mi hai insegnato l’alligalli, la mazurka, la polka.
Ti piacevano i fiori anche se non sapevi curarli, a San Valentino che è anche il tuo compleanno, il nonno ti regalava sempre un’orchidea grande, e una piccolina per me. E’ diventato il mio fiore preferito.
Ti piaceva chiamarmi “la mia tusa”. Ti piaceva guardare come ero vestita, e criticarmi soprattutto i jeans strappati, non li hai mai sopportati, ed i capelli, se troppo crespi non li approvavi, secondo te dovevo essere sempre in ordine, per non parlare dei tatuaggi… mi chiedevi sempre se si cancellavano.
Ti piaceva dirmi che ero una “buona forchetta”, lo dicevi anche alle tue amiche quando parlavi di me, ma intanto al ristorante assaggiavi sempre dal mio piatto, e prendevi sempre primo secondo, ed il dolce, immancabile.
Ti piaceva riempirti di profumo, ma la lacca.. quella era la tua preferita, la Splend’or precisamente.
Andavi a letto con i bigodini e l’indomani ti spruzzavi quantità industriali di lacca per avere i capelli sempre perfetti, se ci penso mi sembra ancora di respirarla e poi tossire.
Non so cosa darei ora per sentirti dire “lei è la mia tusa” con orgoglio, davanti alle sciure di paese.
Non so cosa darei per tossire ancora mentre ti spruzzi la lacca, per rifare un’altra volta “tacco-punta” mentre il nonno ci guarda da bordo pista e batte le mani, per sentirti che mi chiedi di assaggiare il mio dolce come hai fatto fino a qualche giorno fa, o di abbassare la musica in macchina, e io puntualmente la alzerei ancor di più.
Non so cosa darei per andare al mercato del sabato mattina sapendo di trovarti lì, per sentire squillare all’ora di cena il telefono di casa sapendo che sei tu, perché solo tu potevi chiamare all’ora di cena.
Ovunque tu sia adesso, spero che non smetterai mai di avere un occhio di riguardo per me, che so per certo di avere assorbito parte del tuo essere, e ciò mi rende immensamente grata.
Fa buon viaggio nonna, un pezzo del mio cuore viene via con te.